Perché andare dallo psicologo? Ma ne ho davvero bisogno? E a chi rivolgersi: psicologo, psicoterapeuta o psichiatra?
Sono domande che chi vive una situazione di disagio e vorrebbe uscirne si pone quasi inevitabilmente. Un po' perché la figura dello psicologo è ancora legata alla definizione “quello che cura i matti”, un po' perché c’è molta confusione tra le varie figure che si occupano di salute mentale e di benessere psicologico. Cerchiamo, quindi di fare un po' d’ordine!
Innanzi tutto non è necessario avere una grave patologia psichica per richiedere un aiuto psicologico. Al contrario, al giorno d’oggi sempre più si sta diffondendo l’approccio della psicologia positiva, che ha come obiettivo proprio il potenziamento delle risorse e l’aumento del benessere delle persone (al contrario della psicologia classica che lavora, invece, sugli aspetti problematici). Per questo è abbastanza frequente trovare la figura dello psicologo in contesti di vita “normali” (scuole, società sportive, aziende…), con l’obiettivo di insegnare strategie per incrementare il benessere individuale e collettivo. Inoltre, si può avere bisogno di un sostegno psicologico senza per questo soffrire di una psicopatologia: eventi di vita stressanti, traumi, tratti di personalità che ostacolano una vita serena e soddisfacente possono essere motivi più che validi per chiedere un aiuto professionale.
Infine si può ricorrere allo psicologo infantile quando, come genitore, si incontra qualche difficoltà nella gestione dei propri figli, o perché stanno attraversando una particolare fase di vita (l’adolescenza, l’ingresso in un nuovo ordine di scuola…) o perché le caratteristiche del bambino si scontrano con le caratteristiche dell’adulto. Oppure quando il bambino manifesta un disagio che il genitore non riesce a risolvere da solo.
Ovviamente, a seconda che la richiesta sia un sostegno a un particolare evento di vita, un aiuto a superare una situazione di disagio o un aspetto di personalità difficoltoso o la presa in carico di un disturbo conclamato, il tipo di intervento e la sua durata cambieranno.
Il tipo di intervento determina anche la figura professionale che lo condurrà. Facciamo quindi un po' di chiarezza.
Lo psicologo ha una laurea quinquennale in psicologia ed è iscritto a un Ordine degli Psicologi di una regione italiana. Può effettuare colloqui di sostegno, somministrare test, attuare consulenze diagnostiche e psicologiche; non può invece svolgere una terapia per eventuali disturbi psicologici né prescrivere farmaci.
Lo psicoterapeuta, invece, è uno psicologo oppure un medico (che ha quindi una laurea nelle suddette discipline nonché è iscritto a un Ordine) che ha sostenuto una formazione post-lauream in psicoterapia, della durata di almeno quattro anni.
Questa figura può svolgere psicoterapie, cioè curare i disturbi della psiche umana, che vanno da forme di disagio lieve a gravi sintomatologie; quindi, l’attività dello psicoterapeuta va più in profondità di quella dello psicologo. Ovviamente, uno psicologo psicoterapeuta può svolgere le mansioni di entrambe queste figure; non può, invece, prescrivere farmaci, anche se solitamente, in caso di bisogno, può fare un invio a un medico psichiatra di riferimento.
Dal momento che, spesso, è difficile capire in autonomia quale sia il percorso più adatto alle proprie difficoltà, la cosa migliore da fare è rivolgersi a un professionista psicologo psicoterapeuta, il quale ha le competenze sia per individuare il problema sia per scegliere e attuare il rimedio migliore, sia esso un sostegno psicologico o una psicoterapia.
La psicoterapia è una particolare forma di intervento che, attraverso la relazione con un esperto (lo psicoterapeuta), aiuta le persone a superare situazioni di disagio e sofferenza.
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Utilizzo l'approccio dell'analisi transazionale (AT) che si basa sull'assunto che io sono ok e tu sei ok e che paziente e terapeuta si impegnano in una relazione paritaria.
Dott.ssa Chiara Maria Ostini - Psicologa e psicoterapeuta a Sesto San Giovanni
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