In questa situazione di emergenza nazionale, in cui le routine vengono sconvolte e si respira un senso di incertezza e pericolo, particolarmente complessa diventa la gestione dei piccoli di casa.
Così come per noi adulti è difficile adattarsi a queste nuove condizioni di vita e far fronte a emozioni come paura e solitudine, ancora di più lo è per i bambini. Infatti, i bambini, soprattutto i più piccoli, hanno bisogno di avere delle sicurezze per potersi costruire un’idea del mondo stabile e non minacciosa; in questo momento, la radicale modifica delle loro abitudini, la chiusura delle scuole, l’impossibilità di vedere persone ch frequentavano quotidianamente fino a pochi giorni fa, la riduzione delle possibilità di movimento, possono lasciarli confusi e smarriti, in preda a domande e paure che spesso non sono in grado di esprimere spontaneamente.
Oltre a questo, è importante rendersi conto che il modo in cui i genitori vivono e affrontano questo momento storico influisce sui figli: se una mamma è in ansia e nutre visioni catastrofiche anche il suo piccolo potrà sentirsi in pericolo. Se invece una mamma è insofferente alle limitazioni fisiche imposte, allo stesso modo i bambini potranno apparire a loro volta irritabili.
Sicuramente è molto difficile per i bambini adattarsi a stare in casa per un periodo così lungo di tempo, soprattutto in quei casi dove non c’è nemmeno un cortile in cui sfogare le proprie energie, rinunciare alla compagnia degli amici e dei nonni, alle attività che amano. Spiegare in modo onesto e adeguato alle loro capacità cognitive quello che sta succedendo ed essere disponibili a discutere con loro di come si sentono, aiutandoli ad esprimere i loro vissuti, è sicuramente un passaggio fondamentale per aiutarli a vivere più serenamente possibile questo periodo. Tuttavia, possono comunque manifestare la loro fatica attraverso reazioni emotive e comportamentali di difficile gestione.
Detto che la comprensione e l’accoglienza sono il primo e principale strumento che abbiamo per far fronte a queste situazioni, può essere d’aiuto avere a portata di mano alcuni semplici esercizi.
I bambini hanno bisogno di muoversi, di esprimersi, di esplorare. La frustrazione di questo bisogno, unita a vissuti emotivi confusi e difficili da esprimere, perché fanno riferimento a un evento del tutto nuovo e sconosciuto, può creare un accumulo di energia che ha bisogno di essere incanalata. A questo proposito ci viene in aiuto la mindfulness, cioè la capacità di essere consapevoli del momento presente, di vivere nel qui e ora senza un atteggiamento giudicante ma con benevolenza e accettazione. Questa capacità ci permette (e permette ai nostri bimbi) di ridurre le tensioni, di concentrarci su noi stessi e di lasciare andare pensieri ed emozioni troppo intense, permette inoltre di imparare ad ascoltare il nostro corpo e di rilassarlo, lasciando che le energie represse trovino un loro naturale sbocco. In questo momento storico preciso, gli esercizi di mindfulness possono aiutare i bambini a rilassarsi, calmarsi e prendere le distanze dalle emozioni troppo intense.
La mindfulness è una disciplina che può essere usata a tutte le età e che comprende esercizi con vari gradi di difficoltà. Qui di seguito vi presenterò alcune semplici e divertenti attività che potete fare con il vostro bambino a partire dai cinque anni di età.
Abbiamo detto che i bambini potrebbero essere agitati e inquieti in questi giorni, potrebbero dare l’impressione che il loro corpo, costretto in abitudini nuove e restrittive, sia fuori controllo. Allora cominciamo imparando ad ascoltare il nostro corpo: prendere consapevolezza del nostro corpo e dei segnali che ci manda è il primo passo per calmarci e riprendere il controllo di quello che ci sta capitando. I giochi per imparare ad ascoltare il proprio corpo sono moltissimi e quelli riportati qui sotto sono solo alcuni esempi.
Fate sdraiare il vostro bambino su un tappeto, poi iniziate a raccontare, con voce calma e carezzevole, la storia di una nuvola che si aggira per il cielo, prima dell’arrivo di un acquazzone. La nuvoletta è molto tesa per le tante goccioline di vapore che la riempiono: solo l’acquazzone può renderla ancora bianca e rilassata.
Mentre raccontiamo la storia, chiediamo al bambino di immedesimarsi nella nuvoletta piena di energia, di portare l’attenzione alle braccia, poi alle mani…di stringere i pugni più forte che può, di sentire le braccia rigide e i muscoli duri e tesi. Si chiede al bambino di trattenere il respiro e di prestare attenzione alla sensazione che prova, per poi rilasciare l’aria lentamente, rilassare le braccia e i pugni e diventare morbidi come una nuvola dopo l’acquazzone.
Chiediamo poi di portare l’attenzione sugli occhi, di strizzarli forte e di stringere anche la bocca e di sentire che tutta la faccia tira, per poi rilasciare tutte le tensioni, gli occhi e la bocca, e tornare leggeri come una nuvola.
Si ripete la stessa cosa con la pancia, che deve stringersi e diventare piatta e dura, mentre si trattiene il respiro, e poi torna rilassata mentre si rilascia l’aria, e quindi con le gambe, che si irrigidiscono, mentre il bambino stringe forte le dita dei piedi che poi tornano rilassate.
Per concludere, si chiede al bambino di restare ancora un po' ad occhi chiusi con il corpo rilassato come una nuvoletta bianca che galleggia nel cielo azzurro, mentre ascolta il proprio respiro.
Questa è una variante dell’esercizio precedente. Il bambino viene fatto sdraiare in un posto comodo, quindi gli si chiede di immaginare di essere uno spaghetto appena tolto dalla confezione: prima di essere cotto uno spaghetto è rigido, duro. Si chiede al bambino di irrigidire tutto il corpo e di fare attenzione ai suoi muscoli in tensione, prima i muscoli delle gambe, poi quelli della pancia e della schiena, quindi le spalle, le braccia, le mani chiuse a pugno, il collo e infine la faccia, con la bocca e gli occhi ben stretti.
Poi il nostro spaghetto viene immerso nella pentola piena d’acqua e piano piano inizia a diventare morbido: il bambino quindi inizia a rilasciare i muscoli delle gambe, prestando attenzione a come li sente ora che sono rilassati, quindi rilascia i muscoli dell’addome, spingendo fuori la pancia, delle spalle, che cascano in giù, dalle braccia, delle mani, del collo e infine della faccia.
Infine, quando lo spaghetto è “cotto a puntino”, si chiede al bambino di restare in ascolto del suo corpo ora completamente rilassato e del suo respiro.
A volte i bambini (ma anche noi adulti) sono letteralmente presi in ostaggio da pensieri fastidiosi e negativi, che li rendono inquieti e preoccupati ma che non riescono a scacciare. In questi giorni potrebbero essere preoccupazioni per la propria salute o frustrazione per non poter fare alcune cose, come vedere un amico. Anche in questo caso la mindfulness può venirci in aiuto, insegnando ai piccoli come lasciare andare i pensieri che non li fanno stare bene.
Prendiamo una confezione di bolle di sapone o prepariamole in casa. Poi spieghiamo al nostro bimbo che noi possiamo decidere quali pensieri tenere e quali invece lasciare andare e che possiamo soffiare i pensieri che non ci piacciono o che ci impediscono di concentrarci insieme alle bolle. Quindi si chiede al bambino di esprimere ad alta voce, uno per volta, i pensieri che lo assillano e di lasciarli andare dentro una bolla di sapone e di salutarli insieme alla bolla che vola via. Si può anche fare un disegno con tante bolle e scrivere dentro a ogni bolla i pensieri che si sono “soffiati via”.
Prima di tutto procuratevi una scatola e divertitevi a decorarla con il vostro bimbo: sarà la sua scatola dei pensieri.
Quando vi accorgete che il vostro bambino è preoccupato o irrequieto, fatelo sedere in un posto comodo e tranquillo, fatelo respirare e chiedetegli di raccontare tutti i pensieri che gli girano nella testa, senza giudicarlo: sono i suoi pensieri e tutti vanno bene. Possono essere i più disparati e vanno annotati su foglietti o post it. Quando avrà finito, inserendo anche i pensieri che lo preoccupano, si chiede al bambino quali di questi pensieri non gli servono o non gli piacciono e di quali si vuole liberare. Il bambino potrà così mettere i pensieri, dalla sua testa nella scatola, che verrà poi chiusa con il suo coperchio.
Infine, è importante che i nostri bimbi imparino a entrare in contatto con le loro emozioni, senza temerle. Le emozioni, infatti, sono un’utilissima fonte di informazione su quello che ci sta capitando intorno, tuttavia a volte ci sembrano sgradevoli, da rifuggire, oppure ci sembra che ci scappino dal nostro controllo. Lo stesso succede ai bambini. Possiamo, però, imparare a sentire le emozioni nel nostro corpo, senza evitarle né lasciare che ci sovrastino, per poi tradurle in parole o disegni. Infatti, come abbiamo detto all’inizio, dare un nome o una forma all’emozione la rende più gestibile e meno minacciosa.
Quando vi accorgete che il vostro bimbo è in preda di un’emozione che fatica a controllare, invece di chiedersi di “darsi una calmata” o di smetterla, provate a fare questo esercizio.
Prima di tutto mostrategli che vi siete accorti che è emotivamente attivato e trasmettetegli il messaggio che va bene provare quello che sta provando in quel momento. Ricordate che non ci sono emozioni sbagliate, semmai modi poco funzionali di esprimerle.
Quindi invitate il bambino a stare un po' con la sua emozione per vedere se diventa un po' meno fastidiosa. Fatelo stendere o sedere in una posizione comoda, fategli chiudere gli occhi e invitatelo a fare dei respiri profondi. Poi chiedete al bambino di prestare attenzione all’emozione che sta provando e di individuare in quale parte del corpo la sente: potrebbe essere la pancia, il petto o magari le mani o la faccia. Questa parte del corpo è la stanzetta di quell’emozione; chiedete al bambino di immaginare come è quella stanza: grande, piccola, buia, luminosa, spoglia e così via. Poi invitatelo a immaginare la sua emozione dentro la stanza: che aspetto ha? È un animaletto o un mostro o cos’altro? È grande o piccola? Che odore ha? Aiutate il piccolo a esplorarla, utilizzando tutti i sensi.
Quindi chiedete al bambino di sedersi per un po' con la sua emozione, di stare con lei come se fosse un amico e, se vuole, di dirle qualcosa. In questo modo il bambino impara a entrare in contatto con le proprie emozioni senza temerle e mantenendo il controllo su di sé.
Quando il bambino si sente più calmo, può salutare l’emozione, fare nuovamente tre profondi respiri e riaprire gli occhi. Se vuole può disegnare l’emozione.
Gli esercizi proposti sono liberamente tratti dai seguenti volumi:
Calmo e attento come una ranocchia; E. Snel, Red!edizioni
Crescere con la mindfulness; M.B. Toro, Franco Angeli editore
Dott.ssa Chiara Maria Ostini - Psicologa e psicoterapeuta a Sesto San Giovanni
Sede: Via Rovani, 159, 20099 Sesto San Giovanni MI | Via Giovanni Pacini, 11 (Metro Piola), 20131 Milano
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